giovedì 7 maggio 2015

Le argentee teste d’uovo (The Silver Eggheads, 1961), di Fritz Leiber

 Le argentee teste d’uovo, di Fritz Leiber


Fritz Reuter Leiber Jr (Chicago, 24 dicembre 1910 – San Francisco, 5 settembre 1992) è un personaggio di cui è difficile parlare senza dilungarsi. Limitandomi alla sua carriera letteraria, dirò solo che le sue innovazioni hanno segnato profondamente lo sviluppo dei generi in cui si è cimentato. Nella narrativa horror, con la creazione del concetto di urban horror (per intenderci , lo stesso da cui parte Stephen King in “Cristine” e in “Carrie”). Nel fantasy, scrivendo il ciclo di Fafhrd e il Gray Mouser ha inventato un nuovo modo di accostarsi al genere sword and sourcery (termine, tra l’altro, da lui coniato) da cui ha tratto dichiaratamente ispirazione, per dirne uno, Terry Pratchett. Il genere cui Leiber ha legato più saldamente il suo nome è comunque la fantascienza (sei premi Hugo, tre Nebula, e non dico altro).

Le argentee teste d’uovo, è sicuramente il suo romanzo meno noto. È stata, tra le sue opere, anche una tra le meno apprezzate al momento della sua uscita. Il pubblico in particolare, a quanto pare, non apprezzò che Leiber si fosse distaccato tanto dalle tematiche dei suoi lavori immediatamente precedenti. Anche la critica fu piuttosto avara di lodi verso codesto romanzo. Ma questo è da considerarsi come un punto a favore di quest’opera, e non il contrario. Il motivo è presto detto; se una satira centra il bersaglio, lo si può vedere dalla reazione del bersaglio stesso. E il bersaglio di “Le argentee teste d’uovo” è il mondo editoriale/letterario (in cui è compresa anche una certa critica).

Una satira dunque. A mio avviso una delle migliori di tutta la storia della fantascienza. Ma veniamo al sodo. In un mondo in cui la popolazione, a causa della noia generalizzata, dipende per l’intrattenimento, soprattutto da una certa letteratura usa e getta. Gli scrittori sono famosi e osannati, degli uomini-immagine cui le case editrici costruiscono una biografia e un personaggio pubblico. In realtà però gli scrittori non scrivono più. Si limitano a suggerire qualche idea ai mulini a parole e questi pensano a scriverla a modo loro.

A un certo punto però gli scrittori, in un impeto d’orgoglio, decidono di rivendicare la loro indipendenza intellettuale e con un vero e proprio atto rivoluzionario distruggono tutti i mulini a parole. Peccato solo che a questo punto, gli scrittori si rendano conto di non saper fare il loro mestiere.

Il protagonista del romanzo è Gaspard de la Nuit, appunto uno scrittore, impiegato presso la casa editrice Razzi. Gaspard però è uno scrittore decisamente al di fuori della norma; innanzitutto non odia i mulini a parole, li adora, anzi. Perciò nel momento della distruzione, si trova dall’altra parte della barricata. Inoltre gli piacciono i robot, e un robot è per l’appunto Zane Gort, il suo miglior amico, scrittore professionista (sì, come avrete capito, ai robot non piacciono le porcherie prodotte da i mulini, e tra loro esistono veri scrittori. E un'altra nota; chi ha amato Futurama, non potrà fare a meno di riconoscere, in Zane Gort, un certo robot della serie animata…).

Dopo la distruzione dei mulini dell’Editrice Razzi, Gaspard, in preda alla disperazione si rivolge ai suoi editori. Costoro però, che dovrebbero essere disperati per la devastazione subita, sembrano distaccati, indifferenti. Gaspard non riesce a capirne il motivo, fino a che non si rende conto che gli editori della Razzi hanno un’arma segreta che consentirà loro di avere nuovi libri da pubblicare senza bisogno di scrittori né di mulini a parole.

L’arma sono le argentee teste d’uovo, e il protagonista si troverà, volente o nolente, coinvolto nel disperato tentativo di ricreare la letteratura partendo da questi “strumenti”. E qui mi fermo per non rovinare la sorpresa a nessuno.

Oltre alla satira, in questo romanzo c’è altro, a partire dalla splendida scrittura di Leiber. C’è tanto che ci si potrebbero perdere delle ore, perciò mi limiterò a due segnalazioni precise.

Una è la scena in cui gli “scrittori” distruggono i Mulini, meriterebbe di stare nell' antologia della bibliofilo, deliziosa. Imperdibile.

Inoltre, in questo romanzo è presente uno dei primi tentativi della fantascienza di indagare le problematiche di una mente privata del corpo. Riflessione questa, che in seguito moltissimi scrittori hanno affrontato in molti modi diversi, e non solo nella fantascienza, ma nella letteratura in generale. Mi sento di dire con una certa tranquillità che in Leiber, nonostante questo tema sia praticamente neonato, è trattato in maniera tutt’altro che infantile.

Buona lettura a tutti.

PS Nel caso non abbiate mai letto nulla di Leiber, e non troviate questo, consiglio in alternativa, in ordine di pubblicazione: Il verde millennio (The Green Millennium, 1953), I tre tempi del destino (Destiny Times Three, 1957), premio Retro Hugo 1946 (assegnato nel 1996), Il Grande Tempo (The Big Time, 1958), Premio Hugo 1958, Novilunio (The Wanderer, 1964), Premio Hugo 1965, Le spade di Lankhmar (The Swords of Lankhmar, 1968), Il fantasma del Texas o Circumluna chiama Texas (A Specter is Haunting Texas, 1968).

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