mercoledì 6 maggio 2015

Jacques Korrigan a Brocéliande di Andrea Marinucci Foa e Manuela Leoni. Recensione di Sauro Nieddu

Jacques Korrigan a Brocéliande di Andrea Marinucci Foa e Manuela Leoni


In virtù della scrittura agile, della vivacità dei dialoghi, di un taglio delle scene secco, da cinema d’azione, Jacques Korrigan a Brocéliande è uno di quei libri che si leggono tutto d’un fiato. Si tratta, per certi versi, di un romanzo un po’ all’antica. Un avventura paragonabile a certe storie di cappa e spada, come anche alle opere di Verne o di Salgari, o per avvicinarsi nel tempo, a quelle di Edgard Rice Burroughs o del Fleming di James Bond. Tutti autori cui la coppia Marinucci-Leoni è accostabile per la leggerezza e la spensieratezza della loro trama. Per altri versi invece, il romanzo è strettamente attuale, con riferimenti televisivo cinematografici, una storia e tematiche di fondo che si fondono in un pastiche post-moderno.

Jacques Mevel, soprannominato Korrigan, è un etnologo francese di fama mondiale. La sua vita, dal passato piuttosto complicato, viene improvvisamente sconvolta dal reclutamento forzato in un operazione di polizia internazionale. Jaques sembrerebbe, dall’inizio del romanzo, una sorta di lupo solitario, per cui l’unica compagnia accettabile è quella del suo gatto Armagnac, ma subito il racconto cambia direzione coinvolgendo il lettore nella creazione di una task-force degna del miglior Crichton. Così facciamo la conoscenza di questo strano gruppo capitanato dal nippo-americano Kim e di cui fanno parte, oltre al protagonista, i coniugi informatici Lacourse, la profiler empatica Françoise, il cacciatore congolese Leo, l’avvenente agente speciale Kelvin dell’FBI e gli agenti Morales e Barnes del’Interpol, una coppia di poliziotti dai metodi decisamente sbrigativi.

Ma qual è lo scopo di una task force tanto sui generis? Meglio tacere perché potrei rovinare qualcuna delle molte sorprese di cui è costellato questo romanzo. Dirò solo che il loro scopo non è certo dare la caccia a criminali comuni, e che li porterà, tra difficoltà e sgambetti da parte dei loro stessi alleati, tra i segreti più oscuri della foresta di Brocéliande, il luogo in cui secondo la leggenda avrebbe dimorato nientemeno che la fata Morgana.

Un tipico romanzo d’avventura dunque, che ha come ingredienti principali la vivacità della trama, l’ironia, e mistero, e i suoi punti forza nella leggerezza, nei dialoghi scoppiettanti e nella perfetta costruzione delle scene d’azione.

Con leggerezza, in questo caso, non intendo però mancanza di contenuti. I contenuti sono presenti e sono anche di un certo spessore ma il fatto che siano sempre legati al corso principale della storia, perfettamente integrati in essa, fa sì che vengano assimilati senza dare adito a cali di tensione nel crescendo del mistero e della suspense. Innanzitutto, ci sono considerazioni archeologiche, storiche e scientifiche molto precise, che contribuiscono ad accrescere la sospensione dell’incredulità e il mistero dei fatti. Tutte queste informazioni, però, vengono offerte all’interno di dialoghi spumeggianti, sono spesso oggetto di battute e contraddittori tra i personaggi. Questo fa sì che anche nozioni che potrebbero apparire pesanti, vengano assimilate facilmente senza che si perda il filo della storia. C’è inoltre una filosofia di base profondamente umanistica e progressista, che essendo implicita nel racconto, crea curiosità senza nulla togliere alla scorrevolezza.

I personaggi, nonostante la velocità della scrittura, sono caratterizzati in maniera splendida attraverso i dialoghi. Alcuni di essi sono buffi, quasi caricaturali, eppure mantengono una carica di umanità elevatissima, tanto che alla fine della lettura mi son trovato a sentirne la mancanza, quasi fossero ormai diventati dei vecchi amici.

Una menzione speciale meritano anche le parti d’azione pura, descritte in modo tanto preciso che durante la lettura sembra di avere una telecamera che inquadra tutto dall’alto, zoomando al momento opportuno sul fulcro della scena. Anche qui comunque vengono mantenute le linee guida generali del romanzo; velocità e leggerezza. Per cui non aspettatevi descrizioni pedanti o lungaggini di sorta. La precisione è ottenuta con pochi cenni centrati e la scrittura della coppia Marinucci-Leoni va sempre dritto al sodo.

Un romanzo quindi, per cui non vedo limiti di target. Avvincente e avventuroso, divertente e colto allo stesso tempo, privo di momenti di stanca, Jacques Korrigan a Brocéliande è un libro capace di catturare qualunque genere di lettore. Non ha forse le virtù del capolavoro, dell’opera d’arte, quanto la fine fattura di un lavoro di alto artigianato. I miei più sentiti complimenti agli autori, il loro pargolo letterario è certamente uno dei più piacevoli libri d’avventura che mi siano capitati tra le mani negli ultimi anni.

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